da un paese in via di sottosviluppo

Le braghe del ladrone

30.09.2010 17:47
pubblicata da Vittorio Guaragna il giorno giovedì 30 settembre 2010 alle ore 14.18
 

C’era una volta  Bossi, la costola della sinistra. Poi il tempo, come sempre galantuomo nel rimettere ogni cosa al suo posto, ci ha dimostrato che si trattava al massimo della prostata di papino. D’altra parte le strampalate intuizioni politologiche degli strateghi del Piddì  noi le conosciamo benissimo: ad esempio baffino di ferro col “mafioso di Arcore” ( felicissima intuizione di una “Padania” allora  non asservita) ci voleva nientemeno che  riscrivere la costituzione, facendone così a tutti gli effetti un autorevole “papi costituente”. Purtroppo per lui però inciampò in alcuni clamorosi errori di valutazione, primo fra tutti quello di non preoccuparsi di arredare la bicamerale con un bel lettone rotondo e soprattutto molto ma molto capiente. Anni dopo l’eterna nemesi di baffino, Veltroni l’africano (mancato), ci ha incantato con la favoletta della vocazione maggioritaria, e adesso finalmente abbiamo capito cosa intendesse: portare Calearo e la Binetti in parlamento. Oggi “Uolter” piuttosto che ad un safari in Africa preferisce dedicarsi alla caccia di firme nella savana dell’opposizione. Peccato però che la sua orgogliosa rivendicazione di quel mitico 33% ricordi la vanagloria di un bomber felice per la doppietta realizzata mentre la propria squadra buscava un  sonoro sette a due. Il tutto coincise infatti con la masochistica polverizzazione della rissosa sinistra antagonista e la consegna del governo del paese al principale leader dello schieramento avversario con la più schiacciante maggioranza parlamentare della storia repubblicana grazie alla quale (come sempre) non è riuscito a produrre  altro che  leggine impunitarie, risse, chiacchiere e fango. Ma torniamo al mitico Bragheheart, il paleo leader degli aspiranti secessionisti con la faccia feroce davanti ai poveracci e le braghe sempre ben calate al cospetto del padroncino bonsai. In fondo bisogna sforzarsi di solidarizzare con lui:  è solo un povero anziano vasculopatico dal cervello fulminato contemporaneamente da un trombo e da un vecchio trombone. La frasetta dello scandalo, “Sono Porci Questi Romani”, penso di averla ascoltata per la prima volta in vita mia nel periodo dell’inserimento all’asilo nido. D’altra parte tutto nella sua attuale comunicativa basata su grugniti, smorfie, dita medie alzate, pernacchie e rutto libero ci conferma come la senescenza, specie se patologica, possa riportare la coscienza a stadi evolutivi tipici della prima infanzia: a questo punto non gi resta che sostituire la canotta con un body ed il sigaro puzzolente con un bel biberon, visto che in materia di quote latte ( e fallimenti bancari) nella lega si che se ne intendono. Una volta Bragheheart sparò contro uno che gli stava sulle balle la simpatica definizione: “scorreggia nello spazio”. Per amaro contrappasso oggi lui, poveretto, può ambire al massimo al titolo di “scorreggia nell’ospizio”( con rispetto parlano per gli ospizi, ovviamente): siamo certi che almeno in questo caso nessuno gli sbatterebbe in faccia una sacrosanta mozione di sfiducia. Se però la faccenda delle battutine di Bragheheart la osserviamo da un punto di vista politico, questa diventa di colpo  maledettamente complicata: bisogna stare bene attenti infatti a distinguere tra “ Italia del nord” (dove vivono tantissime persone fantastiche che non ne posso più di tutti quei rozzi e bifolchi razzistelli di provincia ) e “Lega nord”. E, da capitolino di nascita, aggiungo che dell’eterna rivalità Roma- Milano ne ho davvero pieni i coglioni  e se mai dovessi cercarmi un nuovo un amico, tra un bergamasco che si oppone ed un romano che col suo voto porta acqua al mulino di tutta questa gentaglia ( Bragheheart, Polverini, Maroni, Alemanno, Storace, Mussolini, Calderoli: sempre lo stesso indigesto  minestrone) sceglierò sempre il primo.

 

Recentemente un commosso e commuovente ( ma solo per le risate che ci fa fare ogni volta che lo ascoltiamo) Sandrino, infatuato più che mai del suo signore, ha dichiarato nell’ilarità collettiva di uno studio televisivo che “Lui (inteso come l’assoluto) scese in campo non per salvarsi le chiappe dalla galera e dalla bancarotta ma nientemeno che  per cambiare l’Italia” . In effetti dobbiamo riconoscere che c’è riuscito: allora Sandrino era comunista, adesso è il poeta ufficiale della destra più eversiva, populista ed anticostituzionale della galassia. Prima della discesa in campo avevamo Mario Chiesa ed i mariuoli, oggi abbiamo Flavio Carboni ed i furbetti. Prima c’era la P2 (tessera 1816: Silvio B.) oggi abbiamo la P3. Allora La Russa e Gasparri tiravano le monetine in faccia a Craxi mentre i leghisti gli sventolavano in faccia il cappio in parlamento, oggi siedono tutti assieme felicemente al fianco di Ferrara, Brunetta, Frattini, Sacconi, Boniver, Stefania Craxi, Lavitola e chi più ne ha ( di craxiani) più ne metta. Allora Ca(pe)zzone stava con i radicali, La Malfa nel Pri, Cicchitto nella P2, De Michelis in discoteca, la Carfagna nei calendari e Noemi Letizia sul fasciatoio. Feltri dirigeva “L’Europeo” ed osannava i giudici  del pool di Milano ( assieme a missini e leghisti), oggi ricicla spazzatura e si dedica ai monolocali con angolo cottura su commissione del peggior nemico del codice penale ( il quale a suo tempo offrì il ministero dell’interno nientemeno che allo stesso Di Pietro). Allora “Sono Porci Questi Romani” lo ascoltavi dalle labbra di qualche mediocre comparsa di B movie in polverose salette di terza visione, oggi  da quelle sbilenche di un ministro della repubblica nel corso dell’elezione di Miss Padania (al padron-papino avranno di certo concesso lo ius prima noctis). Allora la mitica gente sosteneva quasi all’unanimità Tangentopoli, oggi vota in maggioranza per la coalizione dei ladri. Allora la Lega gridava “ Roma ladrona”, oggi si è trasformata nella versione riveduta e corretta di Roma ladrona. Infine allora c’era la corruzione: oggi ne abbiamo molta ma molta di più. E  cosa dire poi di Fini? Dopo un lungo letargo finalmente si è  svegliato: deve essere stato drammatico per lui rendersi conto di come contro papino proprio non c’è partita. Prendiamo ad esempio le società “off shore”: venisse anche dimostrato che ha trafficato con una di queste per rigirare un appartamentino al cognato, papi lo surclassa alla grande con le sue sessantaquatro dei comparti A e B creategli da Mills ( quello condannato per essere stato corrotto in primo ed in secondo grado e prescritto per il rotto della cuffia in cassazione: il vero ed unico motivo per il quale Chiavatar dovrà lodarsi, scudarsi e restare alta carica istituzionale a vita, pena un processo con inevitabile condanna oppure al massimo la milionesima prescrizione). Ma a Bragheheart tutto ciò non interessa: sono passati i gloriosi tempi di Berluskaz, il mafioso di Arcore. E poi è troppo indaffarato a difendere Cosentino, Brancher, Scajola, Bertolaso, Verdini, Carboni & co. ed a mantenere il culo incollato sulla sua comoda potrona ladrona al fianco di Dell’Utri (condanna in primo e secondo grado per mafia) e Previti ( condanna in primo, secondo e terzo grado per corruzione), notoriamente due eroiche vittime della solita giustizia politicizzata al pari di Mangano (santo patrono dell’omertà),  è ovvio.

E’ proprio vero: questa gente ha davvero cambiato l’Italia. Speriamo che non siano irrimediabilmente cambiati anche gli italiani, se solo ne esistesse ancora qualcuno in possesso del coraggio ( e magari anche il piacere) di definirsi tale…

 

(P.s.: le scuse di Bossi, evidentemente eterodirette al fine di salvare il governo da una scivolosa mozione di sfiducia, risultano assolutamente irrilevanti. D’altra parte per capire gli umori della base e dei vertici leghisti basta farsi un giro nei loro siti, ascoltare la loro radio, sfogliare “La Padania”. Fossi stato Alemanno non le avrei neanche chieste. Mai come in questo caso infatti il rimedio risulta di gran lunga peggiore del male…)

 

Vittorio

www.spaziodeberlusconizzato.blogspot.com 

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